Obbligazione, inflazione, tassi d’interesse e molto altro ancora.
Negli ultimi anni siamo stati bombardati dai telegiornali su come i tassi d’interesse siano bassi e come questo possa in un certo modo aiutare le aziende.
Tutti noi ricordiamo qualche anno fa come il famoso spread sui titoli di stato italiani fosse salito alle stelle.
Bene, oggi cerchiamo di fare chiarezza su questi punti: il rapporto tra i titoli obbligazionari e i tassi d’interesse e come questi si influenzano a vicenda.
Innanzitutto iniziamo con la definizione di obbligazioni: “titoli di debito (per il soggetto che li emette) e di credito (per il soggetto che li acquista) che rappresentano una parte di debito acceso da una società o da un ente pubblico per finanziarsi. Garantiscono all’acquirente il rimborso del capitale (al termine del periodo prestabilito) più un interesse (la remunerazione che spetta a chi acquista obbligazioni in cambio della somma investita)” (fonte: Borsa Italiana).
Quindi voi prestate una somma di denaro ad un soggetto per un periodo di tempo, in cambio ricevete alla scadenza il vostro denaro più un interesse o cedola (solitamente periodico).
Questo interesse viene calcolato con un metodo. Il tasso è diviso in due parti. Uno è il tasso minimo privo di rischio, l’altro è un premio per il rischio del soggetto debitore.
Facciamo un esempio. Comprate un’obbligazione per 100$ al 5% annuo, con scadenza tre anni, quindi ricevete 5 $ ogni anno per 3 anni. Questo tasso è composto in parte da un tasso risk free e in parte da un premio al rischio.
Per la parte del tasso risk free ci si riferisce alla componente priva di rischio e nella prassi ci si riferisce agli interessi dei titoli di stato, mente per il premio al rischio dipende dalla possibilità di insolvenza che il debitore presenta. All’aumentare del timore che un soggetto non sia in grado di ripagare i propri debiti, il tasso aumenta, per compensare il rischio aggiuntivo.
Un esempio sono state le crisi dei debiti sovrani del 2011, dove il timore era che gli stati non erano in grado di rimborsare il proprio debito e quindi i compratori di titoli richiedevano un tasso più alto.
Per calcolare il valore di un’obbligazione è necessario sommare il valore attuale degli interessi al valore attuale del capitale investito per arrivare al valore attuale di tutta l’obbligazione. Vi lascio un link per capire meglio cosa significa “valore attuale”.
Tuttavia durante il periodo di vita dell’obbligazione ci possono essere degli elementi che possono influenzarne il valore:
1)Spieghiamo il primo elemento. Ipotizziamo che comprate un’obbligazione al prezzo di 100 ad un tasso fisso del 5%. Qualche tempo dopo, vengono abbassati i tassi e ora le nuove obbligazioni vengono emesse al 3%. Cosa succede??? La vostra obbligazione aumenterà di valore per due motivi:
Nel caso contrario, se compraste un’obbligazione al prezzo di 100 ad un tasso fisso del 5% e qualche tempo dopo i tassi andassero al 7%. Cosa succede??? La vostra obbligazione diminuirà di valore:
Spesso questi due elementi (la domanda degli operatori e i tassi d’interesse) possono influenzarsi reciprocamente.
(Nota bene: le società quando emettono obbligazioni con tassi bassi avranno minori costi di finanziamento e potranno espandersi più facilmente, favorendo l’economia)
2)L’elemento da considerare con questo strumento è quello legato all’inflazione. Quando avviene un aumento dell’inflazione, le obbligazioni a tasso fisso ne risentono poiché la cedola fissa ne risente con una perdita di potere di acquisto dato che non incorporerà la nuova inflazione. Infatti il denaro che avrai come rimborso sarà di valore inferiore rispetto a quando hai sottoscritto il titolo. Viceversa, se abbiamo una deflazione (riduzione del livello generale dei prezzi) la nostra obbligazione aumenterà di valore in termini di potere di acquisto.
Vi riporto un esempio che ho letto tempo fa sul libro del professore Luigi Zingales, che vi farà comprendere bene il peso che ha avuto l’inflazione. “Alla nascita di mio padre, sua nonna gli regalò buoni del tesoro italiani per cinquemila lire (circa 4200 euro di oggi) da riscuotere il giorno del suo 18° compleanno. Sfortuna volle che mio padre raggiunse i 18 anni il 21 settembre 1945, ovvero dopo che l’inflazione bellica aveva ridotto il valore di quel titolo a una cifra equivalente a soli 190 euro. I costi per redimerlo erano superiori al valore del titolo stesso, tanto che mio padre decise di tenerselo per ricordo e oggi fa bella mostra nel mio ufficio, come monito sui costi dell’inflazione.”
Ovviamente, quando l’inflazione sale è preferibile per un soggetto emettere un’obbligazione, perché potrà ricevere un capitale e restituirlo ad un valore con più basso rispetto a quello che aveva preso in prestito inizialmente. Un debitore quindi ha un vantaggio quando aumenta l’inflazione, a discapito del creditore.
L’inflazione oggi non è più al livello di tanti anni fa, ma è fondamentale tenerla monitorata e avere delle fonti di reddito che ci permettano di coprirla.
Ovviamente, esistono diversi tipi di obbligazioni: tasso fisso, tasso variabile, zero coupon, indicizzate, ecc. In base alle necessità di un investitore opterà per un titolo diverso.
I vantaggi di investire in una obbligazione sono diversi:
Gli svantaggi di investire in una obbligazione invece sono:
Ovviamente chi, da vero creativo finanziario, saprà muoversi in modo ottimale potrà sfruttare i possibili vantaggi di questo strumento; come per esempio non acquistare obbligazioni a tasso fisso quando l’inflazione corre e concentrarsi su altri attivi.
Beh, cosa ne dite? Pronti a seguire l’andamento dei tassi d’interesse? Scrivete nei commenti cosa ne pensate se avete mai comprato delle obbligazioni o titoli di stato.
Buoni investimenti e alla prossima da Mattia Tasca 👋👋👋
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