Libro scritto nel 2004, narra l’evoluzione e le potenzialità del mercato delle materie prime e come queste siano uno dei più grandi investimenti del XXI secolo.
Jim Rogers è un investitore e trader non molto conosciuto in Italia ma nel suo settore è considerato un vero e proprio guru (materie prime e hedge fund). Famoso per i diversi libri che ha scritto dove affronta diversi argomenti, dai suoi viaggi intorno al mondo fino all’educazione che impartisce alle sue figlie, il suo libro più celebre rimane sicuramente “Hot Commodities”.
Questo scritto, abbastanza datato (scritto nel 2004) ma ancora oggi molto utile, narra attraverso un serie di aneddoti e vicende, l’evoluzione e le potenzialità che il mercato delle materie prime ha effettuato negli anni e come queste siano uno dei più grandi investimenti del XXI secolo.
Nato a Baltimora nel 1942, Rogers ha origini molto umili. Il suo primo lavoro fu vendere bottiglie d’acqua alle partite di baseball. Dopo la laura in economia nel 1966 all’università di Oxford, inizia a lavorare alla Arnhold & S. Bleichroeder, dove conobbe George Soros. Il patrimonio di Rogers in quel momento, come racconta nell’introduzione, è di solo 600$.
Fonda nel 1970 un hedge fund, il Quantum Fund (chiamato così in onore del principio di indeterminazione di Heisemberg), insieme allo stesso Soros e dopo aver raccolto capitale tra alcuni investitori iniziano un percorso che li porterà ad entrare nelle leggende di Wall Street. In 10 anni il fondo cresce del 4200% (nello stesso periodo il S&P500 avanzò solo del 47%), rendendolo uno dei più redditizi di Wall Street.
Iniziando il libro con una sua breve biografia, Rogers racconta la sua carriera, i suoi viaggi per il mondo e come si sia avvicinato al mondo delle materie prime. Rogers sottolinea anche la sua sorpresa nel non trovare indici in grado di rappresentare il mercato delle materie prime in modo corretto. Ne illustra addirittura la follia di un indice che riassumeva tutte le commodity con lo stesso peso: l’oro e il petrolio avevano lo stesso peso del succo d’arancia e del cacao. Nel 1998 decide di creare il Rogers International Commodity Index, un indice in grado di rappresentare le varie materie in base al loro peso sull’economia globale.
Successivamente nei capitoli analizza i vari asset presenti in circolazione (real estate, bond, azioni) e sottolinea le potenzialità delle materie prime e quali siano i modi migliori per investirci. Illustrando le caratteristiche di ogni singola materia prima, Rogers si sofferma attentamente sui cicli tra le materie prime e le borse che secondo lui regolano da più di un secolo le quotazioni.
Il testo è diviso in più parti. Rogers sviluppa nei primi capitoli una disamina delle caratteristiche delle materie prime con una padronanza pressoché unica e un desiderio di condividere al meglio le proprie conoscenze. In seguito analizza le economie e i modelli culturali dei vari paesi e come questi abbiano un ruolo nell’offerta e nella domanda delle materie prime, soffermandosi sul ruolo della Cina nel mercato delle commodity e come essa sarà un operatore economico importante negli anni a venire (analisi che effettua con studi che lui personalmente ha effettuato avendoci abitato per lunghi periodi). Negli ultimi capitoli conclude con un’analisi sul petrolio, i metalli, lo zucchero e il cacao. Illustrando per ognuno di essi i principali fattori che influiscono sulle quantità vendute e comprate e quali Paesi ne sono i protagonisti.
Cosa non lascia questo libro:
Cosa lascia questo libro:
Vi lancio una scommessa: leggetelo (vi ricordo che è stato scritto nel 2004), guardate se in questi anni le previsioni di Roger sono state azzeccate.
Ad oggi il patrimonio netto di Jim Rogers ammonta a circa 300 milioni di $.
Buone letture e alla prossima da Mattia Tasca.
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2 commenti su ““Hot Commodities” di Jim rogers”
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